Alla fine dell’ultima giornata di gara all’Ariake Gymnastics Centre di Tokyo, la delegazione italiana, almeno per quanto riguarda la femminile, può ritenersi più che soddisfatta.
L’Italdonne è infatti riuscita a centrare tutti i suoi obiettivi – finale a squadre, finale All-Around e finale al corpo libero – grazie a una gara di qualificazione straordinaria, con un solo errore al corpo libero, nonostante le avversità della prima suddivisione. Favorevole in questo caso il formato di gara 4-4-3, che ha consentito alla Ferrari di non eseguire l’esercizio alle parallele asimmetriche per preservarsi in vista del corpo libero e lo scarto del punteggio peggiore per ogni attrezzo.
Asia e Alice D’Amato, Martina Maggio e Vanessa Ferrari hanno concluso la finale a squadre – riservata alle prime otto classificate – con uno storico quarto posto, alle spalle del Comitato Olimpico Russo, Stati Uniti e Gran Bretagna. Il totale realizzato dal quartetto è stato di punti 163,630 con zero errori, a pochi decimi dal podio, nonostante la timorosa formula di gara 4-3-3 che ha previsto tre ginnaste per attrezzo e tre punteggi considerati, non ammettendo quindi alcun errore.
Nella finale All-Around, dedicata alle migliori 24 sui quattro attrezzi, hanno partecipato Martina Maggio e Alice D’Amato, con l’esclusione di Asia D’Amato a causa della regola delle due ginnaste per nazione. Le due agenti delle Fiamme Oro hanno chiuso la gara in 19^ e 20^ posizione con qualche errore di troppo, non riuscendo a replicare le due ottime gare precedenti e lasciando spazio al dominio di Sunisa Lee (USA), Rebeca Andrade (BRA) e Angelina Melnikova (ROC).
I Giochi dell’artistica si sono conclusi col botto grazie al titolo di vicecampionessa olimpica al corpo libero di Vanessa Ferrari – prima ginnasta italiana della storia ad aggiudicarsi una medaglia olimpica individuale. Sulle note di “Con te partirò” ha concluso un esercizio spettacolare con gli arrivi stoppati e migliorando il punteggio della qualifica. Con un punteggio di 14,200 – con 5.9 di difficoltà e la seconda miglior esecuzione da 8.300 – si è posizionata alle spalle dell’americana Jade Carey, con 14,366, e davanti al parimerito di Mai Murakami (JPN) e Angelina Melnikova (ROC), con 14,166. A seguire in classifica Rebeca Andrade (BRA), Jessica Gadirova (GBR), Jennifer Gadirova (GBR) e Viktoriia Listunova (ROC).
Nella specialità del volteggio oro per Rebeca Andrade (BRA), argento per Mykayla Skinner (USA) e bronzo per Yeo Seojeong (KOR); alle parallele dominio di Nina Derwael (BEL), seguita da Anastasiia Iliankova (ROC) e Sunisa Lee (USA); dominio cinese alla trave con Guan Chenchen e Tang Xijing, seguite da Simone Biles (USA).
Per la maschile, dove ricordiamo che la squadra non si è qualificata, un po’ di amaro in bocca per Ludovico Edalli e Marco Lodadio, seconda e prima riserva rispettivamente nella finale All-Around – dove accedono i primi 24 – e anelli – ammessi i primi 8. L’esercizio di Lodadio, che gli è valso comunque un ottimo 9^ posto olimpico con punti 14,633, è stato causato da un passo di troppo all’arrivo dello Tsukahara raccolto avvitato. Sul castello degli anelli il dominio è stato tutto cinese con l’oro di Liu Yang e l’argento di You Hao, terzo il greco Eleftherios Petrounias. Ottima gara per Edalli che con un totale di 81,231, nonostante una caduta, è tornato a casa soddisfatto. A vincere il titolo di campione olimpico nel concorso generale Daiki Hashimoto (JPN), seguito da Xiao Ruoteng (CHN) e da Nikita Nagornyy (ROC).
Per le specialità maschili, oro al volteggio per Shin Jeahwan (KOR), seguito da Denis Abliazin (ROC) e Artur Davtyan (ARM). Alla sbarra oro per il campione olimpico All-Around Daiki Hashimoto (JPN), argento Tin Srbic (CRO) e bronzo Nikita Nagornyy (ROC); al corpo libero primo Artem Dolgopyat (ISR), secondo Rayderley Zapata (ESP) e terzo Xiao Ruoteng (CHN); nel cavallo con maniglie a dominare Max Whitlock (GBR), seguita da Lee Chih Kai (TPE) e da Kazuma Kaya (JPN); alle parallele pari campione olimpico Zou Jingyuan (CHN), seguito da Lukas Dauser (GER) e da Ferhat Arican (TUR).
Articolo di Lucia Scardacchi.